30 ott 2014

Frank

Ci tengo innanzitutto ad avvisare i/le eventuali fans di Fassbender: un po' come succede in "i due volti di gennaio", dove non si vede il culo di Viggo Mortensen manco per sbaglio, anche in FRANK Fassbender non mostra (ma quanto siete maliziosi? Non parlavo dell'appendice per cui George Clooney ha detto che quell'uomo potrebbe giocare a golf con le mani dietro la schiena) il suo bel visino, perché per (quasi) tutta la durata del film recita con una maschera di cartapesta calata sul volto. Sì, proprio quella che vedete lì sopra.
Comunque.
Martedì sera a Torino c'è stata l'anteprima ad inviti per la visione dell'ultimo film del regista irlandese Lenny Abrahamson, di cui, scopro ora, ho visto ben due film. Considerando che ne ha girati 4 direi che conosco quasi tutta la sua filmografia.
Il primo è stato "Garage" che, a leggere quello che ne scrissi 5 anni fa, non mi aveva entusiasmato tantissimo... Poi è stata la volta di "What Richard did" e anche qua, a livello di entusiasmo, avrei qualcosa da recriminare.
C'è da dire che martedì è stata la giornata conclusiva del cetriolo, io sono rientrata in ufficio alle 14.45 sprizzando la stessa vitalità di uno straccio da pavimenti (usato) e sono andata al cinema con la convinzione che mi sarei addormentata per tutta la durata del film, invece mi sono assopita solo per una manciata di minuti. Il che significa che, tutto sommato, il film è riuscito a piacermi, in qualche modo.
Il film si ispira liberamente alla vita di Chris Sievey, di cui, se avete voglia, potete leggere la storia qui, e al suo personaggio, Frank Sidebottom, oltre a quella di Daniel Johnston e Captain Beefheart,




La storia ci viene raccontata attraverso Jon (Domhnall Gleeson, visto ad esempio in "never let me go", "shadow dancer", "about time" ecc.) aspirante musicista che un giorno, in maniera del tutto fortuita, viene ingaggiato dal gruppo dei Soronprfbs, il cui leader, Frank, indossa sempre una maschera di cartapesta sul viso. Il gruppo è formato da una serie di casi umani psichiatrici più o meno preoccupanti: Nana, la tastierista che non parla mai, Baraque, bassista che parla in francese, Clara, nevrotica suonatrice di theremin, probabilmente - e segretamente - innamorata di Frank, e Don, manager del gruppo.
La band si isola in un capanno per registrare un album e Jon, che Frank ha preso in simpatia scatenando l'ostilità di Clara, di nascosto dagli altri componenti del gruppo, attraverso Twitter e YouTube(i tweet di Jon appaiono sullo schermo) pubblica i bizzarri esperimenti del gruppo, che a poco a poco diventa un piccolo fenomeno.
Storia bizzarra e surreale, che mischia divertimento e dramma, con un cast che, diversamente dai Soronprfbs, funziona e convince. 


29 ott 2014

nuntio vobis gaudium magnum removimus cucumeris



Eviterò il proclama a reti unificate, ma ci tenevo a dirvi che la pratica cetriolo è finalmente stata archiviata.

24 ott 2014

I due volti di gennaio

Certo che se devo riprendere a recensire film con titoli del genere potrei anche lasciar perdere, no?
Comunque.
Io, la bionda e il buon Dantès qualche tempo fa siamo andate a vedere questo film. 
Quanto tempo fa? 
Era l'11 ottobre, tipo. 
Per convincere il Dantès ad aggregarsi a noi gli ho mandato un uazzapp del tipo "andiamo a vedere le tette della Dunst e il culo di Mortensen"? 
A noi è la pura passione cinefila che ci guida (bendata, direi).
Che insomma, Viggo inizierà anche ad averci una certa (senti chi parla) ma resta sempre un gran bel vedere.
Peccato che.
No, vabbè, a parte non vedersi né le tette della Dunst né le chiappe di Viggo, non si vede nemmeno il cinema. 
Cioè, bella la fotografia, bella la scenografia, belli i costumi, sì sì, va tutto bene, ma a questo punto vado a vedermi una sfilata di moda e fa lo stesso. 
Il regista è Hossein Amini che è al suo primo film da regista, e che forse, ve la butto lì, se continuasse a fare lo sceneggiatore (Drive, per dirne uno) sarebbe meglio. 
Siamo alla fine degli anni 50, o all'inizio dei 60, o chissenefrega, ad Atene. Ci sono lui (Mortensen) e lei (Dunst), marito e moglie americani in vacanza. Lei è ovviamente più giovane di lui e mentre cazzeggiano dalle parti del Partenone vengono adocchiati da Rydal (Oscar Isaac - A proposito di Davis) una guida turistica che tira a campare imbrogliando i turisti. Per questo quello e quell'altro motivo che non ci è molto chiaro diventano inseparabili, poi Lui Mortensen ammazza casualmente un tizio nella camera d'albergo e devono lasciare Atene. Passaporti falsi con tanto di cresta procurati da Rydal che li porta a Creta dove Lui Mortensen si ubriaca molto, Rydal vorrebbe ingropparsi Lei Dunst ma se ci riesce non si vede, poi fuggono in pullman, poi scendono, Lui Mortensen dà un cazzotto a Rydal che sviene e poi Lei Dunst muore. Rydal sopravvive e si incazza (ma questo solo quando rinviene) e riesce a rintracciare Lui Mortensen e la sua inseparabile valigetta che non perde nemmeno quando è ubriaco duro (per due terzi del film, più o meno) e niente.
Fine.
E in tutto questo - spacciato non si capisce bene per quale motivo come un thrillerone alla Hitchcock (maquandomai?) - non si capisce bene cosa ci voglia rappresentare questo film, a partire dal titolo, che, probabilmente, e mi faccio bella con la spiegazione di Dantès, ha a che fare con Giano, a cui il mese di gennaio è dedicato. 
Ah, sì, forse c'erano degli spoiler. 
Ma tanto ormai se va bene questo film non è nemmeno più in sala. 



21 ott 2014

I wanna be a part of it . . .
(New York , New York)

Riemergo dalla latitanza innanzitutto per ringraziare tutti quelli che si sono preoccupati per la mia assenza: sono viva, sto benissimo e il fatto che mi abbiate scritto per informarvi mi ha fatto davvero piacere. 
E, già che ci sono vi aggiorno sulle ultime novità: il cetriolo sta bene, tempo una settimana e l'avrò digerito. Mi piacerebbe poter dire lo stesso del mio vaso di ciclamini, ma 6 giorni senz'acqua non devono avergli giovato, infatti ieri sera, rientrando a casa l'ho trovato un po... come dire... spampanato? Spero renda l'idea.
Io e la bionda mercoledì scorso siamo partite per New York, e ieri pomeriggio siamo tornate. E se c'è qualcuno che sta pensando che 5 giorni a New York siano pochi rispondo che sì, sono davvero pochi, soprattutto se è la prima volta. Noi (più la Tiz) ci eravamo state tanti anni fa, nel 2000, e quando ci hanno proposto questo viaggio mordi e fuggi ci siamo dette che un "ripasso" della città era ora di farlo. E siamo partite.
Volo Alitalia Torino-Roma e poi Roma-New York. Stenderò un velo pietoso sulla nostra compagnia di bandiera, soprattutto per quanto riguarda il viaggio di ritorno, ché tanto non è interessante.
Arrivate a New York il mercoledì pomeriggio abbiamo preso possesso della nostra stanza al Doubletree by Hilton, ottima posizione all'incrocio fra la Lexington e la 51a strada, ingresso della metropolitana di fianco all'hotel. Stanza spaziosa, al 5° piano, vista panoramica sul muro del palazzo di fronte, ma non si può avere tutto dalla vita.
Dopo aver posato il bagaglio (a mano) siamo scese nella stazione e abbiamo acquistato un abbonamento settimanale (Unlimited Ride Metrocard) per la metropolitana. Costa 30$ più 1$ per l'emissione della tessera e, considerato che una corsa costa 2.50$, con 13 corse si ripaga, e le corse successive sono praticamente "gratis". Se si pensa di fare pochi viaggi esiste anche la "Pay per ride Metrocard" che si può caricare con l'importo che si vuole, da 5 dollari in su, ma potete trovare maggiori informazioni sul sito della MTA

Per cercare di ottimizzare il poco tempo a disposizione ci siamo dirette verso Ground Zero, che, all'epoca della nostra prima visita non esisteva. Dove sorgevano le Torri Gemelle ci sono due immense fontane, e in mezzo sorge il National September 11 Memorial & Museum, 
La zona adiacente è un enorme cantiere per quella che diventerà la WTC PATH Station, disegnata da Santiago Calatrava, che, nel progetto, dovrebbe diventare così:

Da lì ci siamo trasferite in Canal Street (Chinatown) e, dopo aver consultato Tripadvisor sedute sui gradini della Chiesa del Preziosissimo Sangue (Church of the Most Precious Blood - chiesa cattolica di Little Italy che ospita il santuario di San Gennaro, ed è il punto focale dell'annuale Festa di San Gennaro, che si celebra dopo la metà di settembre a New York) abbiamo deciso di cenare allo Shangai Asian Cuisine  al 14 di Elizabeth Street. Incredibilmente - per essere a New York - non accettano carte di credito ma solo contanti. Inutile dire che abbiamo mangiato benissimo. Il tè, caldo e forte, è compreso nel prezzo e il vostro bicchiere verrà rabboccato in continuazione. Quindi potete tranquillamente evitare di ordinare da bere. A meno che il te vi faccia schifo. In ogni caso nel locale non servono alcolici. 
All'uscita abbiamo trovato un po' di pioggia, abbiamo aspettato 5 minuti che cessasse e siamo rientrate in hotel, dove abbiamo concluso la nostra giornata di 30 ore... 


9 ott 2014

Medianeras



Ennesimo film argentino (ed ennesima recensione della Tiz, aggiungo io) della stagione, decisamente inferiore agli altri visti fin qua, purtroppo!
Le medianeras sono i lati "inutili" dei palazzi, quelli sui quali non si affacciano balconi o finestre, e che pare abbondino a Buenos Aires, città senza un piano regolatore, dove palazzi d'epoca, o comunque gradevoli, convivono con bruttezze architettoniche, palazzi sgarrupati, oppure brutti e sgarrupati.
La panoramica iniziale è molto bella e ne fornisce esempi esemplari, ma comunque non è che le stesse cose non si vedano anche qui, naturalmente!
Qualcuno per esempio dovrebbe buttar giù il condominio celeste sporco davanti al mio ufficio, se volesse farmi contenta.
In questa città chiaramente incasinata vivono Tizio e Tizia nella loro scatola da scarpe (gli alloggi sono mediamente 40 metri quadri). 
Tizio è un mezzo nerd carino e non obeso che programma e crea siti internet, ha un cagnolino ereditato dalla fidanzata tornata negli USA, a suo dire fa vita riservata e casalinga, ma succede che debba affidare la cana alla dog sitter, ma siccome essa è timida, lui segua cana e dog sitter e se la porti a letto, più per noia che per altro. Poi ogni tanto va su una chat così esce con una conosciuta lì che sa 8 lingue, e se la porta a letto, ma tanto per fare.
Tizia è figa che basta per due ma è tanto sola, odia gli ascensori perché soffre di claustrofobia, ed esce pochino, abita all'ottavo piano! E' architetta ma per vivere fa le vetrine dei negozi di moda (carine!), accetta di uscire con uno carino che però la vuole portare in un ristorante al 20° piano (sic), lui non ce la fa (ora, ho capito che 20 piani a piedi sono tanti, ma non ci si deve arrendere!), patisce il vicino pianista (du' palle i musicisti vicini, io ho festeggiato al trasloco del sassofonista del palazzo di fronte!), è fastidiosetta.
Tutto questo viene un po' spiegato dalla voce fuori campo (che io serenamente e pacatamente odio), un po' è un film, diciamo, sull'incomunicabilità e sulla difficoltà di incontrarsi, anche se si è, almeno nella finzione "fatti l'uno per l'altra". Non una cosa esclusiva di Buenos Aires direi.
Belle immagini, andamento un po' a scatti, momenti di stanca, attimi di irritazione, lieto fine incorporato, ma senza eccessi, i due alla fine si incontreranno, dove finiranno rimane affar loro.


8 ott 2014

Pasolini secondo la Tiz

Dopo il Vangelo secondo Matteo torna la Tiz (prima o poi tornerò pure io, spero) a parlarci dell'ultimo film di Abel Ferrara.



In questi casi mi piacerebbe davvero essere un'intellettuale. 
Fare commenti corposi, ma sintetici; pregnanti, ma semplici, e, soprattutto, molto intelligenti. Per farlo, credo dovrei ingerire un po' della droga di "Lucy", quindi farò un commento alla buona, un po' superficiale e disinformato, come mi compete.
Prima, un po' di aneddottistica personale: quando morì Pasolini andavo a scuola, avevo 12 anni. 
1° Media? All'inizio non credo di aver capito chi fosse, ma, il giorno dopo, la professoressa di italiano entrata in classe disse: "siccome è morto un grande scrittore, oggi leggeremo qualcosa di suo in classe". BUM! I maschi della classe insorsero: "quel ricchione!" "quel frocio!" "un equilibrista!" (non mi chiedete perché, li chiamavano anche così, a ripensarci è quasi poetico). Urla e strepiti e fine della proposta, non abbiamo letto nulla.
Ma io che sono curiosa a casa mi andai a cercare qualcosa nel sussidiario, e mi piacque, così ho letto tutti i suoi romanzi, qualche poesia, pure Petrolio, che ho rimosso completamente ma, soprattutto, ho visto i suoi film!
Wow, in seconda serata sul 2 credo, li registravo con un Betamax enorme, mi hanno spalancato la testa, aperto mondi, fatto nascere neuroni. 
Quindi non mi aspettavo molto dal film di Ferrara, troppo complesso il personaggio, ma sono andata perché già il fatto di avere avuto l'idea di fare un film su di lui mi inteneriva.
Il film è confuso, viaggia su piani differenti difficili da afferrare anche per chi conosce un po' PPP, è un accrocchio tra vita quotidiana (la mamma tanto amata, il lettino nella sua casa, le persone amiche tra cui la bislacca e deliziosa Laura Betti), interviste (molto interessanti e illuminanti a risentirle adesso), e il film che (pare, si mormora) dovesse girare e che spero non avrebbe fatto così brutto.
Willem si cala nella difficile parte con il fisico, ma non rende molto, e Gifuni gli abbellisce la voce.
Scamarcio nun se po' vede. E' davvero brava solo Adriana Asti.
Però il film non è brutto, o io sono diventata troppo buona.

2 ott 2014

Lucy (ed ombre)

Mentre io ero impegnata ad accudire il famigerato cetriolo che mi farà compagnia fino alla fine del mese (sempre detto che i cetrioli sono difficili da digerire) e che sta causando la mia latitanza su questi schermi - ammesso e non concesso che ve ne siate accorti - le mie amiche sono andate al cinema.
A vedere Lucy.
Devo ancora capire se, in assenza del cetriolo, io sarei andata a vederlo, ma, se è inutile piangere sul latte versato, figuratevi quanto possa essere utile farlo su un cetriolo scondito. 
Quindi lascio la parola alla socia. 
Io, come al solito, metto le figure, naturalmente - non avendo visto il film - assolutamente a cazzo, si sappia. 

10%? non vorrei sembrare una fan del Lombroso, ma con questa faccia qui... anche meno, eh?
Mentre la povera Poison era alle prese col cetriolo io e sua bionditudine siamo andate a cinema senza di lei.
Cative.
Il film l'avevo scelto io, senza averne visto manco mezzo trailer per codesti motivi:
1) simpatia verso Scarlett Johannson nonostante l'orrenda sòla di "Under the skin";
2) simpatia verso Luc Besson, che qualche porco bel film l'ha fatto;
3) orario post ufficio e sala nei pressi dello stesso, per ottimizzare gli spostamenti e consentire una cena casalinga. 
Dunque, forte di queste motivazioni, squisitamente cinefile, mi sono appropinquata alla visione e alla stroncatura incorporata, ma, insomma, alla fine ne sono uscita quasi contenta.
Besson, imitando i suoi colleghi, si è fatto un po' prendere dalla sindrome National Geographic (vedere Malick e Von Trier), quindi inframezza tutto il film con immagini di bestie feroci, bestie inermi, bestie che si accoppiano, panorami e paesaggi mozzafiato e via andare. 
Ok, è una moda.
All'inizio siamo a Taipei e abbiamo Lucy, una bella ragazza (anche poco intelligente ho letto in qualche recensione, mi chiedo in base a cosa, solo perché è bionda?) alla quale un belloccio un po' fuso sta insistentemente chiedendo un favore che lei, con tanto buon senso e intelligenza, sta rifiutando di fare. Tira e molla, molla e tira, il belloccio le mette la valigetta al polso con una manetta e la costringe ad entrare in un hotel, dove dovrà consegnarla. Ma a chi? A un manipolo di psicolabili assassini orientali, che ne vogliono il contenuto, ma non osano aprire la valigetta, così toccherà a lei, terrorizzata e piangente (non proprio credibilissima la Scarlett in queste scene, io ve lo dico) farlo.
La valigetta contiene, ci viene spiegato, della potentissima droga chiamata mph o simile, una cosa che producono le donne in gravidanza per far formare il feto, ma in quantità risibili rispetto a quelle contenute nella nostra valigetta.

Sarò anche intelligente, ma in fatto di smalti ho davvero dei gusti di merda. 
Comunque, la dddroga viene fatta provare ad un tossico duro che l'apprezza a mille ma non se la gode, ché viene subito sparato, la nostra Lucy viene portata altrove e scopre che farà il corriere col suo sacchetto nello stomaco assieme ad altri 3, ma dopo l'operazione viene portata in una specie di prigione dove tentano di violentarla, e la pestano quando si ribella, rompendole il sacchetto nello stomaco... e lì alè, avanti coi carri, le si moltiplicano i neuroni nel cervello.
Parallelamente, Morgan Freeman è un brillante professore che studia l'intelligenza e il cervello e sta tenendo una conferenza su cosa accadrebbe alle persone se sviluppassero di più la loro intelligenza. Per la cronaca, noi pare usiamo il 10% della materia grigia a disposizione. 
La nuova Lucy naturalmente si libera dalla prigione, trova il fantasioso modo di avvisare le autorità dei 3 corrieri residui, va in ospedale a farsi togliere la droga rimasta nello stomaco guidando in maniera "impeccabile" per le vie di Parigi trasformate in autoscontro, si esibisce in mirabolanti effetti speciali, perché chiaramente i cattivi la stanno cercando, si fa tutta la cultura dell'universo in un secondo, trova il conferenziere, si trasforma in un computer umano, perde consapevolezza di sè come persona diventando un tutto, e, alla fine, il TUTTO viene messo su... una chiavetta usb. Bah.
Diciamo che a grandi linee questa è la trama, per i 3/4 è pure un film divertente, mantiene una buona tensione, gli orientali sono cattivissimissimi, il poliziotto un po' una caricatura, ma va bene, gli inserti del National sopportabili e talvolta spiritosi, insomma, si fa vedere con anche una certa soddisfazione da piacere perverso, ma sul finale sbanda e si incarta. 
Comunque meglio del previsto.
ciao, sono il 10% di Morgan Freeman e dopo aver letto la recensione
non ho capito da dove spunta il poliziotto...