9 dic 2014

32° TFF: Inupiluk

Inupiluk
(di Sébastien Betbeder - Francia, 2014)


Perché mi è piaciuto tanto Inupiluk?
Per la sua durata ridotta? Per la poesia che riesce a trasmettere? Per la sua ambientazione parigina al cui fascino non riesco a sottrarmi? Per la simpatia e la tenerezza dei suoi protagonisti?
Credo sia un po’ per tutte queste cose messe assieme.
Il cortometraggio (34 minuti) realizzato da Sebastin Betbeder inizia facendoci conoscere Thomas (Thomas Blanchard) intento a passare il pomeriggio in un bar, assillato dall'atroce dubbio se mandare o meno un messaggio alla ragazza che l'ha lasciato. Viene raggiunto dal suo amico Thomas (Thomas Scimeca) distrutto da tre ore di tennis (viste in TV, genio) e i due, essenzialmente due eterni minchioni - ma nel senso buono del termine - iniziano a discutere della caducità delle umane cose, quando Thomas dice a Thomas (come fai a non volergli bene?) di essere preoccupato. Il padre, che vive sei mesi all'anno in Groenlandia, aveva deciso di ospitare due inuit che non si sono mai mossi dal loro paese e che non hanno mai visto il mondo, ma un incidente di caccia non gli consente di potersi prendere cura dei suoi ospiti. I biglietti, che non sono affatto economici, sono già stati acquistati, il viaggio prenotato e i due eschimesi arriveranno in città il giorno successivo, e Thomas ha promesso al padre che se ne sarebbe occupato lui, quindi chiede all'amico Thomas di unirsi a lui per fare da guida agli ospiti di suo padre.
Quando Ole ed Adam arrivano a Parigi inizia l'avventura: i due inuit non parlano una parola di inglese, né tanto meno di francese, e si esprimono soltanto nella loro lingua. I due Thomas pensano quindi di registrare i loro dialoghi per poi farli tradurre via skype al padre. In un contesto surreale i due ragazzi accompagneranno gli inuit allo zoo a fargli vedere animali di cui hanno sempre solo sentito parlare, e, cercando in qualche modo di comprendersi e farsi comprendere vicendevolmente, fra scambi di battute senza possibilità di comprensione accompagneranno i due ospiti fino al mare, dove potranno fare il loro primo bagno.
Quando arriverà il momento dei saluti fra i quattro si sarà instaurato comunque un rapporto di amicizia.
Mezz'ora che scorre senza che capiti chissà che, ma tutto quello che succede è così naturale e spontaneo che a Inupiluk (che significa "gangster" in lingua inuit) non si può non voler bene.

10 commenti:

  1. Ma l'sms alla fidanzata che l'ha lasciato l'ha mandato? No, sai, è importante! :-))

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    1. Importanterrimo, direi. Sai che forse sì ma non ne sono sicurissima?
      John Black. 42 Washington Street...

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    1. Guarda come parla l'esquimese 'sto qua! It's the eskimo blood in your veins...

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    2. e comunque l'associazione a cchiù inupiluk pi ttutthi scatta automatica...

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    3. Infatti mi stavo chiedendo se fare la battuta o no, poi mi son detto che era una cazzata e ho lasciato perdere :-D...vabbé, andrò a non leggere il blog di Danty, magari inizio a sbadigliare e a dormire un po'. Poison, che tu sappia, oltre ad essere snob è anche permaloso? Comunque mi attira tanto tanto 'sto corto...

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    4. Tesoro, ma dovresti sapere che qua le cazzate proliferano come la fuffa a mazzetti...
      Comunque il corto è davvero davvero molto carino. :)

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  3. mi piace!! Potrei arrischiarmi a vederlo pure io che perdo i sensi dopo 35minuti...

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    1. vedi? è perfetto, questo ne dura 34!!! :)

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